La Zanzara Elefante – punge solo chi non ha votato il partito.
Una commedia sulla politica faziosa, assieme a storie e poesie d’altri tempi.
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Questo è un libro arcobaleno: raccoglie una commedia, storie e poesie d’altri tempi. Cosa potrete scoprire nel leggere questo libro:
- La difficoltà numero uno nel fare politica – raccontata con una commedia
- Storie brevi d’altri tempi
- Poesie settembrine, romantiche ma non troppo
Il libro si divide infatti in tre parti, di seguito una breve descrizione di queste tre parti.
La commedia sulla politica e della difficoltà numero uno nel fare politica: le divisioni popolari che influenzano tutto e tutti.
Cosa succede se una nuova specie di zanzara elefante semina il terrore per la città? Sindaco e amministrazione comunale devono mantenere la calma. Ma Ottavia non transige sull’aiutare solo chi ha votato a favore del Sindaco. Un inno comico alla settorialità, di chi ossessionato dalla propria appartenenza, non viene preso sul serio. Ma spesso è in buona compagnia.
Questa commedia tocca il tema della faziosità, un problema socio-politico vero ai giorni nostri. L’autore effettua un’analisi molto attenta della politica e dei suoi casi umani, trattati con sano pirandelliano umorismo. La zanzara terrorizza infatti più il sindaco che il paese, perchè non sa cosa fare per sconfiggere il potenziale nuovo flagello. Ma come introdurre e far rispettare nuove regole sociali, se persino la giunta comunale è piu focalizzata a trattare in modo diverso chi non ha votato il partito, che a risolvere il problema?
La faziosità è una caratteristica intimamente connessa alla natura umana e non può essere eliminata. Ma cosa succede quando si prendono troppe decisioni senza obiettività? Questa commedia racconta in modo umoristico uno scenario molto realistico.
“Io ci tengo ad affermare che sono il sindaco di tutti, e mi preoccupo per tutti i cittadini. (Pausa) Tu invece vorresti che la zanzara elefante pungesse chi non ha votato per noi. Sarebbe una zanzara… agente di spionaggio! (Sorride)”.
Dalla zanzara elefante, atto terzo – il sindaco rimprovera Ottavia
Le storie d’altri tempi – storie brevi su amore e altri caratteri unici dell’essere umano.
Sono “storie d’altri tempi”, di persone normali che vivono esperienze straordinarie. Valeria prova cos’è l’essenza dell’amore. Mentre Mario si riconosce razzista. E Giovannino piange la sua debolezza. L’autore le racconta a tratti con l’umorismo di Pirandello. Come l’oro in natura si trova frammisto alla terra, le persone straordinarie vivono le loro vicende frammiste con persone ordinarie. Gli scrittori che raccontano di persone straordinarie, tendenzialmente scartano le vicende a contorno vissute dalle persone ordinarie. L’umorista fa invece tesoro delle vicende umane ordinarie.
“…l’umorista sa che le vicende ordinarie, i particolari comuni, la materialità della vita insomma, così varia e complessa, contraddicono poi aspramente tutte quelle semplificazioni ideali, costringono ad azioni, ispirano pensieri e sentimenti contrari a tutta quella logica armoniosa dei fatti e dei caratteri concepiti dagli scrittori ordinari“
scrive Luigi Pirandello nel suo saggio del 1908 “L’umorismo“
Le poesie settembrine: romantiche ma non troppo.
Le poesie che troverete alla parte terza del libro, sono un Settembre. Che ha ancora il sapore dell’estate. Che ricorda come la vita sia un ciclo. La primavera arriva sempre, basta saper aspettare con ottimismo, e un carico di nuove possibilità per il vivere arriva sempre. Sono poesie romantiche, ma non troppo. Riflettono la vita di Paolo, che studiò per 12 anni al collegio dei salesiani a Mogliano Veneto. Non fu’ uno studio matto e disperatissimo, ma pur sempre estraniato dal mondo. Paolo tornava a casa il sabato e la domenica, tutto il resto della settimana era a studiare sotto la supervisione dei preti. Non è un caso che abbia studiato molta letteratura e sia stato influenzato prima dai classici, e poi in particolare da Leopardi.
Leopardi, nel distanziarsi da, e nel criticare i romantici che all’epoca criticavano i classicisti, riportava nel suo “Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica” dei versi di Byron, in cui è cantata una rosa che arrossisce alla vista dell’usignolo di cui è innamorata. In tale finzione, il poeta trasforma la rosa in donna: si pretende che da un oggetto nascano dei sentimenti, ma prima che si possa provare un’emozione per un oggetto, occorre che il poeta vi dia un’anima. La pretesa romantica di una trasformazione da oggetto a sentimento risulta impossibile e il sublime romantico, non può di certo generare sentimenti. Il poeta quindi sfocia nel triviale, riproduce ciò che vede. E se la poesia romantica, trova in quegli anni numerosi consensi, è solo perché è un nuovo genere. ”Avviene che taluno stufo del dolce sia più dilettato dall’amaro, diremo per questo che l’amaro sia meglio del dolce?”
Secondo Leopardi dunque, l’amara poesia romantica è più apprezzata della dolce classica meramente per la novità. E il bello eterno non esiste. L’essere classicista non significa copiare i poeti antichi, ma come nella poesia classica imitare la natura in maniera originale. Tutti i grandi maestri, sono simili tra loro, ma allo stesso tempo diversi. Le sfumature della natura sono diverse a seconda del punto di vista di chi le guarda, e il poeta classico interpreta e colora tali sfumature con il suo genio personale, sulla base del suo contesto sociale, del suo sentire, delle allegorie del suo tempo.
Se cambia il mondo di conseguenza segue la poesia, ma ciò che rimane eterno deve essere il substrato all’interno della coscienza del poeta, cioé il modo classico di vedere il mondo. Il compito del poeta é di “illudere, e illudendo imitar la natura, e imitando la natura dilettare“. Dare piacere stimolando attraverso i sensi e la facoltà immaginativa: “il poeta non inganna l’intelletto, ma solamente la immaginazione degli uomini“: la vera poesia deve creare illusioni, perché le illusioni sono la forza che sostiene e fa grande la vita.
Come Leopardi si volle distaccare dai romantici perché troppo estremi nel voler creare sentimenti ovunque, anche negli oggetti, Paolo si distacca da Leopardi e crea una poesia più positiva, vibrante. Vuole sì dilettare creando un’illusione che si basa sull’esperienza cruda con la natura, senza intermediazioni, ma il messaggio è per la maggior parte positivo, di speranza di vita.
Ci sono sempre al mondo una strada deserta ed un orizzonte, che possono sollevare l’animo afflitto, giàcche la speranza rende gioia, e la gioia rende vita, e niente, uomo o natura, ce ne può privare.
Paolo Tessarotto
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